Nella storia delle religioni si studiano, oltre che le diverse dottrine sviluppatesi nel corso di epoche e in paesi diversi, anche atteggiamenti e sensibilità che sembrano convergenti se non assimilabili. Quest’ultimo è, a mio parere, il caso di una tendenza soteriologica che chiamerei ‘predestinazionista’ poiché si presenta caratterizzata da elementi molto simili che conducono alla convinzione secondo la quale la divinità determini il destino di un individuo prima e a prescindere di quelle che sono azioni, sentimenti, scelte, atteggiamenti suoi. Ecco gli elementi comuni a cui accennavo:
- La destinazione esistenziale e, più ancòra, post mortem degli esseri umani è stabilita dalla divinità prima ancòra che costoro nascano;
- Tale destinazione è solo frutto della determinazione divina poiché prescinde dall’esercizio della volontà umana da ritenersi libera;
- In quanto frutto di volontà divina la destinazione è inappellabile nel senso che all’uomo è impedito il mutare tale suo destino e ciò, appunto, perché questo è determinato dall’autorità assoluta e irrevocabile di Dio; i seguaci di questa scuola di pensiero, diffusa e trasversale, giustificano la loro persuasione dichiarando, nel migliore dei casi, che essa onora la sovranità di Dio (o del divino) laddove, invece, il riconoscere un certo margine di azione all’uomo sarebbe prova dell’orgoglio e dell’empietà di quest’ultimo. In non pochi casi la convinzione di far parte della pattuglia dei prescelti ingenera una malcelata ipertrofia dell’ego, un senso di superiorità che, negli individui mentalmente meno evoluti o meno istruiti, comporta anche un senso di superiorità sugli altri. Presso individui socialmente e culturalmente modesti, infatti, questa sensazione di far parte di un club esclusivo costituisce un pensiero compensatorio alle difficoltà e alle mortificazioni della vita reale.
Ci rimane ora da esplicitare come e perché i citati movimenti di pensiero religioso sembrano convergere sui punti diversi della piattaforma or ora illustrata:
- Astrologia: si basa sulla convinzione che l’universo (concepito come divino) influisca attraverso i movimenti dei suoi corpi celesti non solo sulla terra ma su nascita, temperamento, carattere, destino di ciascun uomo. Prima della nascita o, meglio, al momento di questa viene tracciata la ‘mappa’ che destinerà (o pre-destinerà) ciascuno al suo esito esistenziale e post mortem.
- Gnosticismo: è una corrente, definita ereticale, che penetrò nel cristianesimo nei secoli II e III. La salvezza deriva dalla conoscenza (gnosis) della propria natura: gli gnostici diventano consapevoli di avere una psyché (anima) che è parte della divinità laddove altri hanno altra natura, che niente ha a che fare con Dio e che, quindi, è destinata a sofferenza e distruzione. La salvezza, quindi, è solo scoperta in questa vita ma, in realtà, è stabilita prima della nascita ed essa determina una dicotomia umana: salvati / non salvati.
- Manicheismo: è la forma più compiuta dello gnosticismo; si basa sulla convinzione che gli esseri umani tra loro differiscano prima ancòra di essere catapultati nell’avventura della vita: ecco, dunque, gli ‘eletti’ (o, se preferite, i ‘predestinati’ per eccellenza) che tali sono non per loro eroismo o virtù ma per azione di Dio in loro; vi sono poi gli ‘uditori’ o membri delle loro comunità che sono agli eletti subalterni; v’è poi la grande massa di creature materiali, nel senso che – prima della loro nascita – sono lontani dal Dio, non partecipi del grande disegno redentivo del dio del bene. Agostino d’Ippona per dieci anni fu ‘uditore’ manicheo.
- Scolastica calvinista, ipercalvinismo, calvinismo suvralapsario: come insegna G. Tourn, che ha tradotto tutte le Institutiones calviniane in italiano e che ben conosce il pensiero del riformatore, la dottrina della predestinazione in questa non riveste un ruolo primario. Così non è, invece, presso i suoi discepoli di tardo Cinquecento e Seicento che noi rubrichiamo come afferenti alla “Scolastica calvinista”. Qui la dottrina è punto cardine e discriminante. Tale radicalizzazione oggi ha seguaci tanto più entusiastici quanto meno capaci di attingere direttamente dal latino stesso di Calvino o dei suoi epigoni. Per farla in breve: il calvinismo sovralapsario pone la determinazione di Dio prima del lapsus, cioè della caduta di Adamo ed Eva: Dio per dar gloria a se stesso prima di ogni cosa avrebbe deciso di dar luogo alla vicenda intera della storia umana disegnando così il dramma dell’Eden, caduta dei protoplasti e redenzione di Cristo. Ma questa solo per alcuni, laddove tutti gli altri (e sono la stragrandissima maggioranza) sono ‘giustamente’ lasciati (o, nel caso, se preferite, ‘indotti’) nel loro destino di eterna immensa sofferenza; altro corollario: poiché il decreto di Dio è inamovibile niente e nessuno può intervenire per mutare il destino afferente a ciascun delle due categorie. Questo quadro giunge a dipingere Dio come artefice anche del male posto che questo fa parte di quel tutto da lui predisposto, determinato, creato, attuato. Nel calvinismo infralapsario le cose cambiano, ma non di molto: Dio decide dopo il lapsus di Adamo ed Eva, ma comunque decide a prescindere dal comportamento degli uomini, determina lui salvezza e, di conseguenza, anche perdizione; fa sì che la dicotomia sia rispettata così da rendere impossibile all’uomo il mutar la sua destinazione. Ne consegue che la salvezza avviene prima e a prescindere dal sì del peccatore a Cristo, essa è tutta già compiuta e irreversibile, prima della creazione. La conversione è solo un atto indotto da Dio così come è parimenti indotto da Dio pure l’incredulità di chi non accetta Cristo. Da un principio giusto, quale la Sovranità di Dio, si fanno derivare siffatte conseguenze!
Da quanto sovra esposto (e, direi, difficilmente confutabile poiché fedelmente riflette le dottrine) si conclude che tal tipo di tardo calvinismo s’iscrive a buon diritto nel filone delle dottrine predestinazioniste che, per affinità di premesse, procedimenti ed esiti, uniscono fatalismo astrologico, gnosticismo e manicheismo presso i quali, pure, la salvezza dell’uomo è decisa da una diversa sua natura determinata dal volere della divinità anteriore alla nascita dell’uomo stesso.
Mi permetto di concludere che tra le cause del trionfo del cristianesimo nel mondo antico vi fu anche, e in prima fila, la dottrina della possibilità riconosciuta da Dio stesso all’uomo di sottrarsi al fatalismo di qual che sia destino. La proclamazione di Cristo fu chiamata ‘vangelo’, cioè “buona notizia” proprio perché era incentrata su un Dio amorevole verso tutti e che a tutti largiva la sua grazia atta a indurre nel peccatore la facoltà di dire il suo sì di accettazione. La prima patristica così intese: poiché in Dio il conoscere e il volere coincidevano, Egli ab antico conobbe coloro che liberamente avrebbero aperto il cuore al Suo rimedio, a Cristo e, pertanto, se di predestinazione si fosse dovuto parlare, questa sarebbe stata a salvezza; inoltre: se di Sovranità di Dio si parla questa consisterà non nel sostituirsi a un uomo / pupazzo bensì nel riconoscere all’uomo / immagine di Dio l’esercizio più nobile e alto del volere e dell’amare: accettare per sé il piano di un Dio che è amore.
Giancarlo Rinaldi
P.S.: Sicuramente vi saranno miei lettori i quali diranno che io ho una rappresentazione caricaturale dei quattro movimenti religiosi esposti (in primis della scolastica calvinista), prego queste persone di non soffermarsi sulle offese a me personalmente dirette ma di chiarire dove con precisone mi sono sbagliato a riassumere e di citare brani che confutano la mia lettura.
Io non sto qui a dire che lei si sia sbagliato ma solo che resta qualcosa d’altro nei movimenti da lei criticati, che è oltre l’aberrazione che lei ha con tanta giustezza descritto.
Indubbiamente è esistito ed esiste un fatalismo che pensa l’esistenza individuale stessa in diretta dipendenza da un destino già deciso, e questo è inaccettabile. Tuttavia è vero che i movimenti che lei ha citato pur essendo stati ed essendo ancora adesso percorsi o addirittura pervasi da tale fatalismo non sono identificabili in esso. Infatti gli episodi di disprezzo, intolleranza o violenza non sono stati tutto.
La sua esposizione riflette quelle dottrine ma, io direi, non come oggettivamente esse erano e sono ma come invece soggettivamente erano e sono state vissute. In particolare riguardo al calvinismo ci si può domandare cosa si intendesse oggettivamente per determinazione da parte di Dio, al di là delle persuasioni soggettive. Quelli che la ponevano prima della Caduta, come la concepivano? Solo astrattamente. Che Dio in astratto decida da prima che i buoni debbano andare da un’altra parte dai cattivi, non arreca nessuno scandalo né danno. Il problema accadeva e accade nel confondere il piano astratto con quello concreto e individuale… E sicuramente ci sono tanti fattacci che testimoniano questa confusione. Perciò non le dò torto. Tuttavia si tratterebbe di considerare i movimenti da lei criticati anche nei loro episodi e tratti positivi.
Questo che ho detto non confuta né contraddice ciò che lei ha esposto, ma è un invito a riferirlo senza generalizzare… In fondo viviamo in tempi di ecumenismo ed è necessario non fermarsi ai punti di attrito né alle fasi di contrasto.
Spero d’esser stato utile con questo mio messaggio.
Mauro Pastore