Cultura, erudizione, ‘Spirito’, ‘Lettera’… inferno e paradiso…
Sembra che sia una situazione dalla quale sia davvero difficile uscire, quella di molti, troppi evangelici italiani i quali nel bel mezzo di una conversazione o, se preferite, discussione per tagliar corto irrompono con frasi del genere: “Tu hai la cultura (la “lettera”), ma io ho lo “Spirito”, quindi tu non solo hai torno, ma sei anche superbo, mentre io non solo ho ragione, ma sono anche un santo”… E vai a ragionarci con individui del genere!
Tuttavia noi dobbiamo cercare di cogliere le occasioni diverse e svariate per trarne fuori un insegnamento, un briciolo di riflessione che possa giovare a chi legge. Ecco perché ora dico la mia.
Premessa: il mistero che avvolge la vita, l’universo, lo scibile è così grande e profondo che la differenza tra un analfabeta e un premio nobel pesa pochissime frazioni di grammo se non meno ancora. Paolo di Tarso tutto ciò conosceva bene e per questo esplodeva: “Savio, dov’è la tua conoscenza?”. In effetti la laurea può insegnarti a scrivere e ben parlare, ma non può conferirti il diritto a presumerti conoscitore d’ogni fattispecie e a dire l’ultima parola. D’altro canto, ed a maggior ragione, neanche l’ignoranza può conferirti tali diritti.
Mi fanno ridere, ma anche un po’ piangere, quegli evangelici che, digiuni di studi, si arrogano il diritto di prevalere sugli interlocutori che hanno avuto la ventura di frequentare con un po’ più di profitto le scuole e così esclamano: “Tu credi che io sia ignorante, ebbene sì; ma anche gli apostoli erano ignoranti, però avevano lo Spirito di Dio; dunque io sono guidato dallo Spirito e tu che hai studiato non hai tale Spirito”. Così dicendo, in pochissime parole costoro riescono a racchiudere un’infinità di idiozie:
- Chi dice che gli apostoli siano stati tutti ignoranti? Leggendo il Vangelo di Giovanni non direi proprio, leggendo le lettere di Paolo direi che l’arte di scrivere la possedeva, e Luca, poi, evangelista e storico… l’ignoranza degli apostoli è più un mito che un dato acquisito, dunque.
- Ammesso e non concesso che gli apostoli siano stati tutti ignoranti, che significa?… che tutti gli ignoranti sono apostoli? Non esiste reciprocità tra i due concetti. Mi spiego: se tutti gli italiani sono uomini, non vuol dire che tutti gli uomini sono italiani. Insomma il fatto di essere ignorante non ti qualifica automaticamente a fregiarti dei requisiti dell’apostolo. La chiesa di Dio è una comunità che apprende non una stalla di asini che vogliono rimanere tali.
- Mi fanno poi ridere coloro che nella loro vita ‘profana’ si avvalgono di sofisticatissime tecnologie, frutto di ricerche scientifiche annose; vivono in case ampie e lussuose (lavoro di ingegneri), guidano auto di gran cilindrata (capolavori di scienza tecnologica), villeggiano in crociere d’ampio percorso (ingegneria navale), ricercano i medici migliori (che si presume abbiano studiato tantissimo), poi… quando viene la domenica… quando si apre la bibbia… ritorniamo nell’età delle caverne e quella stessa passione per gli studi di cui ci siamo avvalsi dal lunedì al sabato va a farsi benedire… amen, amen, alleluja e… siamo già arrivati in paradiso con biglietto di sola andata.
No, fratelli cari, le cose non stanno così. Se leggiamo la Bibbia in traduzione italiana è perché alcune persone per decenni si sono consumate la vista a studiare l’ebraico e il greco (ma anche la storia delle civiltà antiche, gli usi e i costumi, il pensiero, la letteratura) ed hanno offerto il frutto della loro fatica.
Quegli antichi ‘pionieri’ evangelici a cui guardiamo con nostalgia mista ad ammirazione certamente non avevano studiato, ma ciò a causa di guasti sociali, non certo per loro scelta; non avevano studiato perché la miseria non lo permetteva all’epoca, perché hanno dovuto lavorare da giovani e così via. Sono sicuro che se ne avessero avuto le possibilità si sarebbero approfonditi e come!
Diversa è la situazione odierna. Ora abbiamo tutti pane, burro e marmellata, tutti abbiamo la casa calda d’inverno e fresca d’estate. Quanto ai giovani il papà provvede sempre. Dunque chi non vuol approfondirsi è perché proprio per scelta preferisce ragliare… ma non spacci questa pigrizia mentale per ‘unzione’, si tratta, nel migliore dei casi, appunto, di pigrizia. E fermiamoci qui.
In conclusione: a tutti è d’obbligo l’umiltà, siamo tutti ignoranti di fronte all’universo, non è la cultura che salva… va bene. Tuttavia il Signore può offrirci per grazia la salvezza e la santificazione, ma la conoscenza dobbiamo sudarcela noi e non dobbiamo spacciare il nostro analfabetismo per profonda dottrina: è solo analfabetismo di ritorno.
Abbiamo l’onestà di dire che la Bibbia è chiarissima nella sua essenza: messaggio di salvezza e di santità, ma, per il resto, Dio vuole che pedaliamo e pedaliamo con fatica su quella amate pagine e, se non vogliamo o possiamo farlo, si abbia un briciolo d’umiltà. Dio pone nella chiesa anche il dono del didaskalos, cioè dottore e questo dono si corrobora leggendo libri e consumando biblioteche… dunque: aggiungi al carisma la formazione!
Chi ha studiato abbia l’umiltà di mettersi al servizio degli altri, chi non ha studiato approfitti: ringrazi Iddio per l’opportunità d’apprendere e, se possibile, non demonizzi chi lo sta servendo. E… scusate se è poco!
Giancarlo Rinaldi