Christian Expo’ 2017: riflessioni per un bilancio dell’evento.
Mi piacerebbe che sempre dietro la dicitura Christian Expo’ vi fosse la data 2017. Così per indicare che si tratta soltanto del primo di una lunga serie di eventi simili, insomma di un appuntamento annuale.
Chi come me, per motivi anagrafici, è in grado di vedere oltre l’evento (il prima e il poi) è in dovere di porgere un ringraziamento, una riflessione e un auspicio.
Un ringraziamento agli organizzatori: non si tratta di denominazioni ufficiali, di dirigenti, di comitati generali; si tratta di giovani che spontaneamente hanno saputo darsi la mano, interpretando l’uno le esigenze e le speranze dell’altro e di larghisima base delle loro comunità, e poi si sono messi in gioco con i loro volti puliti e le loro storie fatte di sacrifici, dedizione, senso di fratellanza.
Chi, come me, ha goduto di questa due giorni è stato avvolto da una sensazione di gioiosità e di festa, da una straordinaria voglia di discutere e d’imparare, di fare rete e di fraternizzare. Sfido chiunque dei criticoni a citare una sola mezza parola la quale giustifichi denigrazioni e censure che, guarda caso, soltanto chi era assente sta tentando goffamente di abbozzare.
Questi ‘ragazzi’ organizzatori (consentitemi di chiamarli così con l’affetto del fratello maggiore per età), hanno tutti nella loro biografia la realizzazione di associazioni di beneficenza, di cooperative bene operanti, di eventi di successo, etc. Ma il pregio di Christan Expo’ è stato quello di intercettare un tremendo desiderio delle comunità evangeliche (in primis pentecostali) di andare oltre lo steccato che loro stesse negli anni si sono costruite d’intorno: chi conosce un po’ di storia può affermare che le denominazioni hanno compiuto di questi due giorni passi più lunghi di quelli tentati negli ultimi due decenni, se non di più. La base è stata in grado di interpretare ciò di cui gli interi corpi denominazionali necessitavano. Poniamo il caso, per fare un solo esempio, della presentazione del volume di vari autori sulla storia delle ADI (Liberi per servire) con cui si è aperto l’evento: questa polifonia di voci, interne ed esterne alla denominazione, ha colmato il deserto di silenzio con cui inspiegabilmente sta trascorrendo questo settantesimo anniversario della fondazione di quella denominazione; perché tacitare una pagina luminosa della storia non solo dell’evangelismo ma anche della società italiana tutta? E a fare questo rilievo era anche uno studioso di prim’ordine esterno al mondo evangelico: Massimo Introvigne.
Non sta bene elogiare le persone, ma mi sembra di poter riconoscere che gli organizzatori abbiano intercettato le attese e le aspirazioni dei loro fratelli e si siano disposti a recepire un aiuto dall’Alto, dopo avercela messa tutta con le forze loro.
Non si parli di un evento soltanto pentecostale. Basti dare uno sguardo all’elenco dei relatori per vedere come è stato coinvolto l’evangelismo italiano in buona parte.
Qualcuno potrà dire che mancava la componente del protestantesimo ‘storico’. Certo. Ma si fa sempre a tempo ad aggiungere qualcosa dopo che s’è creato il contenitore, e un confronto tra le due ali del protestantesimo italiano, diverse per visioni e strategie, non guasterebbe per il prossimo appuntamento 2018.
Christian Expo’ 2017 ha saputo star lontano dal fantasma di un inutile ecumenismo, così come da un approdo confusamente sincretistico. Ogni denominazione, ogni opera ha confessato la sua fede in Gesù Cristo, unico salvatore, morto e risorto per noi; nella sufficienza delle Scritture ai fini della salvezza del peccatore e della santificazione del credente; nell’immersione nello Spirito come propellente e condizione della vita cristiana. Ogni credente ha riscoperto la sua sana identità teologica ed esperienziale e quando sono apparse quelle marginali diversità che loSpirito consente si è sempre fatto ricorso alla logica della complementarietà, della integrazione tra fratelli, della sinergia.
Non v’è stata inclinazione politica: l’ex presidente di regione Bassolino si è aggirato tacitamente e riservatamente tra gli espositori; il senatore Malan ha parlato della Riforma come credente evangelico, quale è, ed ha cantato commovendosi e commovendo. Tutti gli altri ‘politici’ si sono espressi non come componenti di una fazione, bensì come amministratori in carica della cosa pubblica, come firmatari di concessioni di spazi utilizzati per opere sociali ispirate al vangelo. Questi ‘evangelicali’ hanno dato un esempio ad altre compagini denominazionali dove senza il “votate e fate votare” il convegno non può dirsi compiuto.
Era questo che si voleva. Christian Expo’ 2017 l’aveva prima chiesto in preghiera e il Signore ha poi risposto concedendo misura doppia; anzi, se guardiamo alla quantità e alla qualità, misura molto oltre il doppio. Non importa se siano stati mille o duemila o tremila. Quando la risposta, in termini di partecipazione, ultrapositiva c’è (e le foto sono eloquenti) è la qualità che va apprezzata altrimenti si scade nel chicchiericcio da portineria.
Perdonatemi il gioco di parole: meglio una ‘fiera’ [nel senso di evento] delle iniziative evangeliche che una ‘fiera’ [nel senso di animale] impegnata a denigrare more solito!
L’evento ha consacrato uno stile di cui il nostro evangelismo italiano aveva bisogno come dell’ossigeno: lo stile della partecipazione e non dell’esclusione, della valorizzazione e non della denigrazione, della costruttività e non della critica.
Sono stati distribuiti questionari contenenti ampio spazio per critiche e consigli. Si utilizzino questi, da parte di chi ha a che dire, invece che lo squallore di invettive lanciate dall’ombra di un anonimato penoso. Tra i figli della Luce i discorsi avvengono sotto i riflettori non con la mancanza di volto di chi è e rimarrà sepolto dal suo anonimato.
Ora sta a noi collocarci rispettivamente: io sto dalla parte di chi costruisce non da quella di chi tenta di picconare. Da questa parte troverò gioiosità, laboriosità e fratellanza: è lo spirito di Christian Expo’ 2017 che continua!
Giancarlo Rinaldi