Dal mercato del libro esaurito e fuori commercio mi perviene una copia del bel volume dal titolo Evangelici in Parlamento (1850-1982) realizzato da due cavalli di razza del protestantesimo italiano: Gianni Long e Domenico Maselli; pubblicato nel 1959. Che bel libro! Impeccabile non solo nella sua veste grafica ma anche nei contenuti. Vi si contengono, infatti, quasi tutti i discorsi parlamentari di una nutrita serie di evangelici che hanno servito l’Italia nella camera dei deputati o nel senato. Ne vien fuori una teoria di personalità robuste, dapprima fiorenti nelle loro rispettive professioni poi consacrati a una politica che intesero come servizio e non già come occasione di crapula e di arricchimento personale. Il volume mi ripropone il tema antico, ma ora ritornato d’attualità, d’un rapporto, che è difficile da concepire e disegnare, tra credenti evangelici e attività politica. Si naviga tra Scilla e Cariddi, laddove il primo mostro è l’accettazione acritica di una fazione e il confluire sic et simpliciter in essa, il secondo è la totale indifferenza verso la polis quasi come se si abitasse sul pianeta Marte.
Siamo però ricchi di una qualche esperienza: Da un lato v’è quella definibile ‘valdese’ che ha individuato una parte, un partito, uno schieramento e con questo ci si fondeva e si confondeva pressoché determinando un rapporto di cooperazione ancillare. Quanti togati concludevano dai loro pulpiti con un “votate e fate votare” più o meno esplicito. E’ la vecchia tentazione costantiniana, distillata nell’atanor di Gramsci, che ravvisa nel princeps (poi ‘partito’) il catalizzatore dei cambiamenti. V’è poi, sul versante opposto, la tentazione (a cui pur si cedette) di fondarlo un partito politico ‘evangelico’. Se la prima tentazione condusse a una diluizione dell’identità evangelica, la seconda l’accentuò in tal modo dal determinare una chiusura a guisa di setta.
Io mi domando: sarebbe davvero così difficile per le chiese costituirsi luoghi di formazione anche etica, di un’etica che ha del sociale e che si riverbera positivamente nella polis e fa buona politica a 360 gradi? E’ facile affidare tutto a chi la politica la fa per professione, sembra facile anche improvvisarsi “fai da te” della politica. Difficile, invece, è cesellare le coscienze con il verbo evangelico (che di implicazioni sociali ne ha tante!) e avere l’apertura mentale e spirituale di veder i credenti preparati confluire poi nelle più diverse direzioni politiche, sinistra come destra! Eppure credo che questa sia la via da seguire!